Anche il lusso (finalmente) diventa green.
La domanda di gioielli e moda sostenibile è aumentata del 20% dal 2020 a oggi. Arrivano sulle passerelle delle sfilate le catene in oro riciclato, i diamanti realizzati in laboratorio e i gioielli antichi recuperati e trasformati in pezzi vintage.
Anche l’oro vuole diventare etico, con l’obiettivo di realizzare prodotti a basso impatto ambientale – senza sacrificare il lusso e l’eleganza. Un gioiello sostenibile non deve essere per forza un qualcosa di artigianale, o realizzato con materiali di basso valore, come tessuti di seconda mano o nappa.
E’ per questo motivo che anche i grandi brand, come Prada e Tiffany hanno inserito nelle loro collezioni dei capolavori di oreficeria a impatto zero.
Gioielli sostenibili e brand di lusso: oggi si può
A inizio 2020 fu Balmain a fare da apripista alla tendenza dei gioielli green, creando la prima collezione di fine jewellery del brand.
Subito dopo è arrivata Prada, con la sua linea di gioielli etici – la cui autenticità si può verificare sulla piattaforma Aura Blockchain. In questo modo i clienti possono risalire all’intero percorso della creazione del gioiello, tracciandone provenienza e composizione.
Ma la tracciabilità dei materiali non è l’unico elemento in comune dei brand di lusso che hanno scelto la sostenibilità per le loro collezioni. Un altro comun denominatore è l’oro riciclato, precedentemente raffinato o scartato che di solito proviene da oro da investimento o prodotti in disuso.
Si parla tanto anche di oro Fairmined, una certificazione che garantisce l’oro a basso impatto ambientale – proveniente da miniere abilitate e che contribuisce al benessere della comunità. Utilizzare questo tipo di oro è una scelta etica, che contribuisce al miglioramento delle condizioni di lavoro e allo sviluppo dell’imprenditoria femminile.
Diamanti sostenibili: realtà o fantascienza?
I diamanti invece sono ancora terreno di un acceso dibattito. Alcuni sostengono che siano più green i diamanti naturali, altri quelli creati in laboratorio.
Il film “Blood Diamond”, che ha messo i riflettori sulla questione e denuncia la produzione di diamanti per finanziare guerre civili e vendita di armi, ha spaccato l’opinione in due. L’unica certezza è che tutti oggi vogliono sapere da dove vengono estratti i diamanti che acquistano, e per farlo scelgono aziende che mettono la trasparenza in cima ai loro valori.
Aziende come Tiffany, che dal 2019 è il primo brand di lusso a livello globale, indica la provenienza dei propri diamanti registrati singolarmente.
Altri brand di gioielleria invece hanno deciso di puntare sui diamanti sintetici o zirconi, ma la querelle su quale sia il diamante più green è ancora aperta. Alcuni esperti sostengono che la produzione di diamanti “artificiale” – ovvero in laboratorio – sia di gran lunga più impattante e inquinante a causa dei macchinari e delle risorse utilizzate. Altri invece sono convinti che, quando ci si avvale delle tecnologie giuste, i diamanti artificiali sono molto più ecologici.
Ma una cosa è certa: anche il lusso oggi può essere sostenibile. E finalmente i gioielli green si possono acquistare anche a Via Monte napoleone o nelle boutique di Via Condotti, perché non sono più un’esclusiva dei mercati rionali o dei piccoli artigiani.