Blood Diamond: quando i diamanti nascono dal sangue

4 candidature  all’ Oscar, 1 candidatura ai Golden Globes e 3 candidature ai Critics Choice Award, per un incasso totale di 4,3 miliardi di euro. 

Il film “Blood Diamond” – Diamanti di sangue –  è ambientato in Africa nel periodo della guerra civile e pone (finalmente) i riflettori su una questione assai scomoda: il contrabbando di diamanti.

Il protagonista è Leonardo Di Caprio, che nel film interpreta un commerciante senza scrupoli, disposto a tutto pur di concludere i suoi loschi affari. Arrestato sul confine con la Liberia, incontra un pescatore che lo aiuta a fuggire, con la promessa di aiutarlo a ritrovare la sua famiglia dispersa a causa della guerra.

Il film denuncia sul contrabbando di diamanti

Blood Diamond punta il dito contro l’industria multimilionaria dei diamanti, e il commercio illegale degli stessi che ha finanziato guerre civili in cui venivano assoldati bambini e violati i diritti umani. La denuncia sociale finisce così a Hollywood, con questo docu-film che, oltre a portarsi a casa diversi Oscar, invita il pubblico alla riflessione e all’acquisto consapevole di diamanti.

Secondo un rapporto di Human Rights Watch sullo sfruttamento dei bambini nell’estrazione di oro e pietre preziose, “oltre un milione di minori lavorano nelle miniere, sono uccisi, feriti ed esposti al mercurio”.

Piccoli bambini minatori che scavano nelle miniere e si tuffano in fiumi e tunnel allagati, che trasportano carbone sulle spalle e frantumano la roccia per estrarre pietre preziose. Bambini dagli 8 ai 18 anni che rappresentano tra il 30 e il 50% della forza lavoro.

Stessa tragica sorte per i bambini che lavorano nelle miniere delle Filippine e in Bolivia, ribattezzata dalla gente del posto come “la montagna che mangia gli uomini”. Qui il tasso di mortalità dei bambini che ci lavorano è altissimo, spesso dovuto a malattie di tipo polmonare.

I diamanti possono diventare una fonte di ricchezza infinita, e per la loro facile maneggevolezza sono spesso preferiti al petrolio (trasportare o nascondere un diamante è molto più facile che trasportare o nascondere un litro di petrolio).

Le loro dimensioni ridotte infatti favoriscono il commercio illegale e il contrabbando. Un diamante può facilmente sostituire una banconota, può essere usato per acquistare armi o droga, e per fare affari a 7 zeri. 

Un piccolo, grande traguardo: il Kimberley Process

Negli anni 2000, dopo l’uscita del film Blood Diamond, la questione dei diamanti insanguinati è divenuta di carattere internazionale, per questo si è sentito il bisogno di passare all’azione.

Nel 2003 fu dunque istituito il Kimberley Process, un accordo di certificazione volto a garantire che i profitti ricavati dal commercio di diamanti non vengano usati per finanziare guerre civili. Tale accordo coinvolge tutte le compagnie diamantifere – inclusa la nota De Beers, e permette di risalire alla provenienza del diamante acquistato, nonché ridurre il traffico di diamanti falsi.

Acquistare un diamante, ma a quale prezzo?

E non ci riferiamo di certo al valore monetario, ma alle vite sacrificate dietro a quel diamante. All’infanzia rubata di questi bambini, che per sfamare le loro famiglie scendono fino a 170 metri di profondità nella terra, respirando mercurio e altre sostanze tossiche per guadagnare 20 pesos al giorno. 

Ogni volta che stiamo per acquistare un gioiello di qualsiasi tipo – diamante e non – dovremmo sempre pensare a loro. Dovremmo ricordarci di loro ogni qualvolta indossiamo qualcosa di prezioso, solo per il gusto di sfoggiare benessere o fare colpo su qualcuno che conosciamo a malapena. 

E la nostra fortuna oggi è quella di vivere in un’epoca dove le informazioni sono facilmente accessibili. Basterebbe avere più coscienza e consapevolezza, e affidarsi solo ad aziende etiche che producano gioielli sostenibili.

E questo non vuol dire smettere di acquistare (o indossare) diamanti, ma scegliere quelle aziende che hanno come valore principale quello della vita. 

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